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giovedì 21 gennaio 2016

Nel Covo dei Pirati


"Nel covo dei pirati c'è poco da scherzare, chi non si arruola finisce in fondo al mare.... Finanche i più convinti, finanche i più decisi, a denti stretti si sono tutti arresi.

Tu invece sei la sola, che va così sicura, sul trampolino di capitan Uncino. Ma dimmi come fai a non aver paura o sei incosciente oppure sai che è un sogno che non dura. Come sei brava a raccontare, ad inventarti quelle avventure, sembrano vere... che fantasia che hai! Continua il tuo racconto, mi sembra di vederti al punto giusto lui verrà a salvarti... Tutte le tue avventure son belle da sognare, però nei sogni non ti puoi rifugiare. Non vedi il tempo corre e non lo puoi fermare, diventi grande e ti vogliono cambiare. E questo ti spaventa i grandi sono strani, fanno paura più dei pescicani. Ma proprio adesso, ti vuoi fermare, non ti interessa di far vedere se è proprio vero che non ti arrendi mai...

Nel covo dei pirati c'è poco da scherzare... Ma tu coi pirati sai già che cosa fare, è un tuo vantaggio e non ci rinunciare. Tu lo sai già cosa fare, è come nei sogni, è come nelle avventure, ma il principe azzurro forse stavolta non viene e contro i pirati dovrai lottare davvero!

Ma ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare, ti potranno insultare, minacciare, in fondo è il loro mestiere. Ti faranno i versi, le boccacce, ti faranno le facce scure. E' per questo che si allenano davanti allo specchio quasi tutte le sere. Ma lo fanno per cercare di vincere le loro stesse paure! Ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare. Ma è proprio questo il tuo vantaggio e non ci rinunciare. Ormai già lo sai dai pirati cosa ti puoi aspettare."

Edoardo Bennato



Questa canzone la dedico alla mia piccola Wendi, che cresce veloce, che sogna ad occhi aperti e che ha una paura matta di essere giudicata. Non temere delle opinioni degli altri, vai avanti per la tua strada piccolina, piangi quando vuoi, ma poi asciuga le lacrime e continua il tuo cammino a testa alta... e senza smettere di sognare. Non aver paura!



lunedì 11 gennaio 2016

L'albero

Una mia cara amica mi ha fatto un bel regalo di natale. Il libro dal titolo “L’albero“ di Shel Silverstein.  In realtà il libro lo ha regalato ai miei bambini, ma sento che lo ha regalato anche a me, come del resto ho fatto io quando ho regalato alla sua bimba "Piccolo Blu Piccolo Giallo" di Leo Lionni oppure i libri illustrati di "Ernest e Celestine" di Gabrielle Vincent. Tutti libri che parlano di amicizia incondizionata, che sono commoventi e toccanti, forse proprio perché l’amicizia assoluta e senza riserve è rara. 
 
 
“L’albero“ parla di una storia di amicizia tra un bambino ed un albero. Insieme trascorrono dei momenti indimenticabili, il bambino va a visitarlo tutti i giorni, si dondola sui suoi rami, raccoglie le sue foglie e mangia i suoi frutti e l’albero è sempre felice. Poi però il bambino cresce e non si accontenta più di giocare. Vuole altre cose, vuole una compagna, vuole dei soldi, vuole costruirsi una casa e l’albero gli rimane accanto in tutte le tappe della sua vita, prima dandogli i suoi frutti da vendere al mercato, poi i suoi rami per costruire una casa, poi il suo tronco per costruire una barca, finché non rimane un ceppo solitario. L’albero però è infinitamente generoso ed ogni volta che gli regala qualcosa di sé stesso è felice. Alla fine della sua vita, quando il ragazzo è ormai un vecchio, torna di nuovo a trovare il suo amico albero e lui, nonostante sia spoglio di tutto e incapace di donare altro, è felice di poter bastare all'anziano come semplice panchina su cui riposare.
Ho la pelle d’oca. Questa è un’opera incredibile, potente, che emoziona. Il rapporto fra l’albero e il bambino resiste nel tempo grazie alla capacità straordinaria dell’albero di amare l’amico per quello che è, senza chiedere nulla in cambio. E’ un inno alla totale accettazione dell’altra persona, la regola che dovrebbe essere alla base dell’amicizia.
Cara amica, ti dico che io ho avuto bisogno di staccarmi da te per diventare un albero, per provarci almeno. Sento di esserti stata accanto tanto, ti ho dato tutta me stessa, anche nei pensieri. Il mio problema era che chiedevo troppo in cambio, esigevo tanto, reclamavo attenzione. Mi ritrovavo ad aspettare un certo comportamento. Mi ritrovavo ad essere condizionata nelle mie decisioni, ad attendere un tuo giudizio, una tua conferma, una tua opinione. Non stavo più bene. Ne soffrivo. Ho avuto bisogno di spezzare quel legame per ricostruirlo uno nuovo, vero. Ho avuto bisogno prima di far crescere il mio tronco, i miei rami, le mie foglie e i miei frutti. Di credere prima in me stessa, per creare poi le basi di una amicizia diversa, nuova, che fosse svincolata da ogni obbligo, dovere. Che fosse libera di essere semplice e sincera, assoluta e incondizionata, che fosse capace di donare senza chiedere nulla in cambio.

Grazie di avermi fatto questo regalo e di avermi dato lo spunto per raccontarti queste cose.




 

venerdì 8 gennaio 2016

Tanti Auguri Blog

Non ci credo, è già passato un anno ed io sono sempre qui che scrivo. Non credevo di avere così tante idee per la testa e così tanta voglia di scrivere. Non credevo che mi riuscisse così facile scrivere.... al contrario di parlare, per farmi ascoltare devo spesso urlare. Invece scrivere mi incanta, riesco a concentrarmi e ad esprimere quello che penso. E mi piace lasciare un segno che rimanga, che io possa rileggerlo a distanza di mesi. Mi piace raccontare le storie che mi passano per la testa, i miei pensieri, le mie riflessioni interiori. Lascio spazio alle mie immaginazioni e alla mia creatività, alle mie fantasie. Dopotutto sono una pesciolina e i pesci sono sognatori, si immergono nelle loro acque e nuotano, ovattati dall'acqua.
 
Questo blog è rimasto abbastanza intimo, pochi amici lo conoscono e ancora meno lo leggono, ma forse non mi importa. A volte sono tentata di aprire un account facebook e fare come tante blogger che tramite i social riescono a farsi conoscere e quindi aumentano la loro visibilità. La tentazione qualche giorno è davvero forte, ma ogni volta mi fermo perché ho paura. Ho paura di snaturarmi e di stravolgermi. Ho paura di limitarmi, magari a non scrivere certi pensieri perché li può leggere chiunque e giudicarmi. Questo vale anche per un blog, certo, ma sui social è più facile. So che non dovrei, che dovrei sempre sentirmi libera di scrivere quel che voglio, sempre nel massimo rispetto di tutti, ma credo che alla fine non sarebbe così. Quindi per ora niente. Per ora mi voglio concedere questo spazio, tutto mio. E quindi oggi mi faccio gli auguri da sola, perché compio un anno!
 
Chiudo questo post con un proverbio Zen che dice: "Nella vita bisogna fare tre cose: fare un figlio, scrivere un libro, piantare un albero." Chissà se sono sulla buona strada.
 

martedì 5 gennaio 2016

Diamo un senso al Natale

Sempre meno riesco ad apprezzare il Natale, sempre meno perché tutto si limita alla corsa frenetica a cercare i regali. Io non ce la posso fare veramente. E' tanto che ho ridotto i regali, non per una questione economica, ma soprattutto per una questione morale. Cos'è il Natale? Per chi crede è la nascita di Gesù e quindi un momento importantissimo e sentito, ma per chi  non crede, cos'è il Natale? Una tradizione in cui ti hanno gettato fin da piccolo e a cui non puoi più fare a meno. Non puoi fare a meno di comprare i regali, non puoi fare a meno di fare l'albero e mettere le luci in terrazza. Vai a giro e vedi gli sguardi disperati della gente che non sa più cosa regalare, scopri l'affanno perché è vigilia ed ancora non si è pensato allo zio della mamma o al collega di turno. Vedi la gente alle casse, in fila, felice di aver comprato la cazzata di turno, purché sia qualcosa da scartare. Vedi i bambini ipnotizzati dalla pubblicità, che non sanno cosa farsi regalare, perché di cose ne hanno già fin troppe, ma qualcosa devono prendere, agguantare, che fai, ti lasci perdere un'occasione così importante? E poi c'è il pranzo di Natale, decidere cosa cucinare, invitare tutti i parenti, zii, fratelli, cugini e nipoti. Anche questa è un'occasione, quando mai vederci sennò?
E le buste dell'Unicef nella cassetta della posta? o di altre mille associazioni umanitarie che ti rendono la coscienza più leggera con una piccola donazione?
Per non parlare infine della storiella ipocrita che siamo tutti più buoni, non è vero che siamo tutti più buoni, continuiamo ad essere noi stessi, egoisti come sempre.  
 
Tutto questo mi sembra molto triste e non per fare la moralista, sono una come tutti gli altri, ho comprato i regali ai miei bambini e ho pranzato con la mia famiglia, però una cosa è certa: quando i miei bambini scartavano i regali, senza neppure vedere cosa c'era dentro, per la fretta di scartare il pacco successivo, beh, io non ero felice. Li guardavo ed ero spaventata, incredula della loro frenesia assoluta, della loro eccitazione eccessiva e giuravo a me stessa che il prossimo anno non deve andare così. Dobbiamo dare un senso al Natale.
 
Al tempo stesso ho deciso che quei pochi regali che avrei fatto alle persone che sento vicine, li avrei fatti con le mie mani. Mi sono impegnata a fare delle piccole cose che rappresentassero me stessa, la mia manualità e soprattutto che avessero il significato che io sentivo di fare quel regalo e che lo creavo apposta per loro.
 
Questi angioletti li ho fatti per Adriana, Adele e Sveva.  Il materiale a disposizione lo avevo acquistato ad Abilmente - fiera di Vicenza: palline di polistirolo, capelli, faccine di gomma, fogli di gomma, filo animato di juta. Legnetti di mare.
 
 
 
 
 
Ho assemblato il tutto ed ho immaginato degli angioletti che si dondolano in una altalena. Li ho immaginate bambine, serene e portafortuna, da attaccare ad una mensola o con due chiodini al muro:
 


 
 
 
 
Un altro regalo invece l'ho pensato per zio Giovanni, che ci ospita tutti gli anni a Saint Nicolas, in Val D'Aosta. Lui ha sul caminetto tante sculture di legno fatte da artisti valdostani, perché non aggiungerne una di una sconosciuta artista maremmana? Anche in questo caso il materiale a disposizione lo avevo acquistato ad Abilmente - fiera di Vicenza: foglio con le casette da ritagliare, lucine, neve finta, alberelli. Il legno è sempre di mare.
 
 
 
 
Ho immaginato Saint Nicolas, il paese di montagna con tutte le case a basso e la camminata attraverso la pineta che porta alla chiesina lassù, caratteristica di Saint Nicolas. L'ho immaginato con la neve e senza persone, dato che lì di persone ce ne son poche e di pace e silenzio tanto:
 
 
 
 

   



 



Proviamoci tutti a fare un passo indietro e a dare un senso al Natale.
 
 
 
 

lunedì 4 gennaio 2016

Capodanno con me stessa

Questo nuovo  anno e' iniziato in modo decisamente diverso dal solito. Ho deciso di stare un po' sola con me stessa.
 
L'ultimo dell'anno non abbiamo fatto tardi perché Pietro voleva andare a sciare, ma io a questo giro non ne avevo proprio voglia, quindi è andato da solo ed io mi sono presa una giornata in solitudine.  Ci siamo svegliati presto e siamo andati a La Thuille, l'ho accompagnato agli impianti alle 10, il centro benessere che avevo prenotato apriva alle 11. Avevo un'ora da aspettare... ho fatto due passi assaporandomi l'aria fredda della montagna e al tempo stesso il sole intenso appena alzato da dietro le montagne che inteporiva le strade. Ho goduto dei minuti che avevo a disposizione senza che nessuno si aspettasse niente da me, senza orari e senza che nessuno mi conoscesse. 
 
Mi sono fermata al Caffè Bertod,  ho chiesto un cappuccino e una pasta e mi sono seduta in un angolo. Potevo tirare fuori il cellulare e perder tempo, invece mi sono messa a osservare le persone, cosa rara al mondo di oggi... sempre di corsa,  le persone che incontriamo per strada sono spesso un ostacolo al nostro cammino, i corpi si schivano e gli sguardi non si incrociano,  ognuno troppo occupato nei propri pensieri,  ognuno troppo diretto alle proprie mete... Seduta in quell'angolo del bar ho osservato le persone che, nonostante fossero le dieci di mattina del primo dell'anno, erano già in piedi...  La giovane barista senza trucco e con gli occhi gonfi che dispensa sorrisi agli ospiti,  la famiglia con due bambini che ricorda i fuochi artificiali della notte precedente ed il gruppo di lavoratori comunali con il gilè fosforescente che si trovano a fare la pausa caffè come una qualsiasi mattina d'inverno. Sono tutti apparentemente felici e l'atmosfera e' serena. Tutti si fanno gli auguri e ridono. Poi ci sono i giovani ventenni accanto a me, sono una decina, maschi e femmine,  li osservo e non riesco a capire se hanno fatto nottata o se hanno dormito almeno un po'.  Cerco di scoprilo senza successo.  Capisco però che sono spensierati, c'è una ragazza che racconta tante storie, è al centro dell'attenzione, tutti l'ascoltano e ridono, un'altra invece, più timida, sorride in disparte senza dire niente.
 
E' la mia ora, pago e mi incammino. L'aria è frizzante, nonostante il sole che batte e mi mette di buon umore. Vado al centro benessere e mi rilasso. Sono sola.  Sono padrona del mio tempo. Mi dedico al mio corpo, mi idromassaggio. Faccio il bagno turco e sento che tutti i pori si dilatano. Il tempo si dilata. Poi leggo il libro. Poi ancora idromassaggio e sauna e poi ancora leggo il libro. Non parlo con nessuno, non ne ho voglia. Ho voglia solamente di sentire il mio corpo e pensare un po' a quello che voglio. Anche a niente. La mente va da sola, dove le pare. Pranzo da sola di fronte ad una finestra, si vedono le montagne ed un piccolo rigagnolo gelato. Mangio e leggo il libro. E penso.  Mi ritrovo immersa nelle mie fantasie, nei miei mondi incantati. Poi mi faccio massaggiare e ascolto ancora il mio corpo, l'energia che sprigiona, i suoi impulsi. Sento il mio respiro. Sento i miei piedi, le mie gambe, le mie natiche, sento la mia schiena e poi la mia pancia, il mio collo. Sento la pelle, sento le ossa. Assaporo ogni piccola pressione, ogni movimento, sono lucida, non voglio addormentarmi, voglio godere del mio tempo e di me stessa.
 
La giornata è lenta, non finisce mai, tutto è dilatato, i minuti sono più lunghi e i sensi si espandono.
 
Torno alla realtà con il buio, sono felice di riabbracciare la mia vita e mi prometto di rifarlo ancora.